
Piccolo parcheggio di campagna (e altre pause che valgono più di mille foto)
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Oggi mi sono fermato.
Ho mollato la bici in un piccolo parcheggio, dove non ho mai avuto tempo di fermarmi prima. È un parcheggio qualunque, persistentemente vuoto, a due passi da un piccolo cimitero. Può sembrare strano, ma è un fazzoletto d'asfalto carinissimo, ci farei un picnic qui se ci fossero delle panche. Un angolo di silenzio, circondato da alberi storti e da una luce che cambia in fretta.
Ho tirato il fiato.
Il rumore della catena che smette di girare, il cuore che si calma. Nessun obbligo, nessuna fretta. Solo tempo per me. Ho subito pensato che dovevo fare una foto.
Che vizio viscerale è diventato ormai lo smartphone!
Posso guardarmi intorno senza dover fare qualcosa? Posso non voler fare foto, godermi l'attimo?
Viviamo nella smania dell’archivio. Salviamo tutto, ma dimentichiamo spesso come ci sentivamo davvero.
Mi viene in mente la vecchia domanda: "preferisci un uovo oggi o una gallina domani?"
Un modo di dire che suggerisce di scegliere il certo (anche se poco) invece del tanto ma incerto. Ma nella frenesia di catturare i momenti, come se fossero uccellini da rinchiudere in una voliera, non ci accorgiamo che la gallina ce l’abbiamo già davanti, oggi, adesso, ma noi preferiamo deliberatamente l’uovo domani. Non è assurdo?
Adesso, in questo attimo irripetibile puoi avere la luce, il vento, il fresco dell'ombra degli alberi, endorfine da esercizio fisico che ti girano per il corpo, profumi di campi rivoltati dall'aratro ecco, ma al posto di godersi tutto questo, facciamo una foto, sperando che questa un domani ci sia di qualche giovamento. O magari solo per postarla sui social. Non è un po’ misero?
Ogni volta che penso ai miei ricordi più belli, mi accorgo che nessuno di quelli ha una foto perfetta, forse proprio non ce l'hanno una foto. Ma li ricordo con il corpo: erano veri.
Ecco quindi la lezione appresa (o meglio rinfrescata) oggi dal giro in bici:
Che puoi fermarti
Che puoi sederti anche se nessuno lo sa.
Che puoi vivere il momento, e basta.
Lo stesso me lo insegna anche essere genitore.
Ogni istante è irripetibile. E spesso quelli che ci scappano via, sono proprio i più sinceri. Non quelli dove hai il telefono in mano, ma quelli dove hai tuo figlio in braccio. Dove non hai le mani libere per scattare, ma solo per sentire.
Mi piace pensare che alcune cose non vadano catturate, ma solo respirate.
E mi piace pensare che qualcosa di questa autenticità rimanga anche in quello che creo ogni giorno, come i segnalibri personalizzati. Oggetti, regali, piccole cose. Fatti per chi vuole regalare un ricordo vero, non solo un oggetto.
Se ti va di vedere cosa intendo, dai un’occhiata a Bimbi Unici, a quello che insieme con i miei amici e colleghi realizziamo ogni giorno.
Ma senza fretta.
Magari dopo una pedalata.
Un abbraccio da Nicola.
(PS: prima di andare via un paio di foto le ho fatte...)